Un progetto come quello di Agrirobot non è un qualcosa che nasce dalla sera alla mattina. Si sviluppa e prende corpo nelle menti di chi ogni giorno è a contatto con delle problematiche da risolvere, che conosce le necessità del territorio in cui opera, che ha studiato a fondo le metodologie per mettere in campo soluzioni innovative con il solo scopo di apportare una serie di cambiamenti nel lavoro che svolge. Non è un semplice macchinario nato per il problem solving di settore, ma nelle intenzioni ha il desiderio di rappresentare un modello di rilancio per l’ambito del tech in una regione troppo scarsamente considerata da questo punto di vista. Rappresenta la validità delle eccellenze italiane e la loro visione etica di un futuro a maggiore sostenibilità.
Per queste ragioni, quando si ripone tanto impegno e dedizione in un progetto, si finisce per caricarlo di entusiasmo e sentimento, ma anche di aspettative e speranze. Ecco perché, quando oggi sono arrivati i primi pezzi del robot di Agrirobot la sensazione è stata di euforia. Qualcosa stava nascendo. Vedeva la luce un’idea fino a quel momento esistita solo sulla carta, nei monitor e nell’immaginazione dei progettisti. Aprire il pacco contenente quello strano oggetto grigio, dotato di ruote e altre apparecchiature sofisticate dev’essere stato come una seconda mattina di Natale nella sede di Agrirobot. A questo punto è chiaro che non si tratta solo di un braccio automatizzato per la raccolta delle materie prime, ma di una storia che sta coinvolgendo l’azienda da vicino, oltre il solo lavoro.
Questo è l’inizio di un percorso di innovazione di un’azienda, ma anche di una regione e, perché no, dell’Italia. Se non ci si approccia con questo spirito e questa passione alle grandi novità che ci offre il mondo della tecnologia, difficilmente sarà possibile vedere realizzata la vera transizione all’industria 4.0 di cui abbiamo grande bisogno in questo momento. Come Paese e come persone.